martedì 30 novembre 1999

Scioperi e capobranco

Strike!Un paio di settimane fa si parlicchiava di scioperi con il padre di Juliana: mi diceva che in Brasile gli scioperi non vengono annunciati come qui da noi tipo una settimana prima; magari se ne parlicchia un po', ma alla fine si fanno e basta.
E così dovrebbe essere: che senso ha fare sciopero annunciando per filo e per segno quali mezzi e per quanto funzioneranno? Insomma, si dovrebbero creare disagi di un certo rilievo affinché il malessere di chi sciopera si riversi su noialtri.
A parte che non so nemmeno perché stanno scioperando, ma io sono comunque in ufficio e stasera tornerò pure a casa e a me personalmente, come alla maggior parte degli impiegati milanesi, il disagio arrecato è poco se non nullo.
Se uno sciopero è giustificato, si prende, non si va a lavorare tutti in massa per giorni dopo giorni finché si arriva ad una situazione insostenibile che genera grida di disapprovazione da tutte le parti, mettendo sotto pressione chi dev'esserci messo e riuscendo ad ottenere qualcosa.
Insomma: metti nella merda chi ti tiene per il collo e vedrai che così otterrai qualcosa.
Che senso ha fare uno sciopero al mese che non serve a nessuno? Ma è ovvio: si cagano tutti addosso, non succederà mai una cosa del genere (è successa solo una volta in tempi recenti)

Passando ad altro ma rimanendo in metropolitana: oggi il macchinista ha fatto una megafrenata. Ed ho pensato: "Sì, vabbè, ma se questo esce di testa e decide di suicidarsi? O se gli viene un malessere?". Se succedesse in aereo ci sarebbe il copilota; in autobus o in tram ogni cliente potrebbe entrare nella stanza dei controlli per risolvere una situazione; in treno probabilmente c'è un controllore o comunque un macchinista che potrebbe aprire la porta della cabina; ma in metropolitana? Se quello stesse male, come si potrebbe fare? Oltretutto si tratta di circa un minuto tra stazioni, non di più, quindi se questo stesse male, che so, a metà tra una fermata e l'altra il treno si infilerebbe in quello che lo precede.

Ed ora passo totalmente ad altro.

Camminando per strada mi è venuto in mente che quando eravamo sedicenni, le ragazzine volevano stare con i bulletti del gruppo, quelli che bigiavano sempre e che andavano in motorino e che facevano la rissa e che "minchia, ho preso un 3 oggi ed ho mandato affanculo la prof" seguito da un "Ooooooh" di meraviglia della ragazzina di turno.
Poi, invece, quando si cresce, la ragazzina diventa donna e decide che ne vuole uno arrivato, che sia colto e intelligente, non lo sbandatello cagacazzo, ma quello che mentre lei limonava con il bandito-in-preparazione approfondiva le traduzioni di latino e le formule matematiche.
Certo, è normale, perché la donna cerca sempre l'uomo che le da' sicurezza: a sedici anni può essere la sicurezza del bullo; a trenta quella economica.
Però così mi sa un po' di usa-e-getta.

p.s. finalmente ci sono arrivato: Milano è una bella città, sono i milanesi che la rovinano.

1 commento:

  1. anche l'uomo è così...a sedicianni pensi solo a farti quella più troia, cheppoi è sempra quella più figa del gruppo, mentre a ridosso dei trenta subentra il fattore intelligenza/stabilità/madre..

    quindi un usa e getta ambivalente..vabbène così..

    almeno credo..

    PS: sullo scipero non mi esprimo perchè non mi viene in mente niente senza essere offensivo, e quindi me ne sto zitto..

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