martedì 30 novembre 1999

Lavorando, scioperando e suicidando

Clicca per zoomareCome ho già detto, da qualche settimana ormai non vengo più in ufficio in bici. Questo mi costringe a venire a lavorare coi mezzi di trasporto. E non vedo l'ora di riprendere la dueruote (settimana prossima, in teoria) perché il viaggio in metropolitana mi ricorda di quanto la vita professionale dell'uomo professionalmente medio sia qualcosa di deprimente: come una massa di pecore, tutti in carrozza spintonandosi con odio e nervosismo per andare in ufficio, lavorare - con colleghi che possono o possono non piacere - e poi di nuovo in massa verso casa propria dove, finalmente, ci si ritrova nella propria dimensione ideale e dalla quale il mondo assume colorazioni diverse.

Proprio in metropolitana stamattina, la combinazione del film Hostel intravisto ieri sera più l'avviso di ritardo nella circolazione dei treni causa guasto mi ha fatto pensare agli ultimi suicidi per mezzo metropolitano. Ed ho pensato che in fondo, quando l'ATM rispetta gli orari, un suicida può addirittura arrivare a sapere tra quanto tempo la sua vita terminerà guardando il display che dice "Bisceglie 3 minuti". Lo so, basta avere un orologio, ma che c'entra, non è questo il punto e non me ne frega niente se uno ha l'orologio, perché sto parlando del display.

Ah, riprendendo invece il discorso dello sciopero di ieri, oggi sul Corriere dicono che "Sciopero selvaggio dei bus? Per il giudice non c'è reato", riferendosi a quei giorni in cui gli operatori dell'ATM decisero di non rispettare le fasce protette. Sono felice per loro. E spero che un giorno qualcuno lo faccia, uno sciopero come si deve, facendo riferimento, che so, allo sciopero della Polizia Civile di São Paulo (lo Stato, non la città) che, dopo 59 giorni di braccia incrociate, non hanno ottenuto esattamente ciò che volevano, come ad esempio un aumento salariale del 15%, del 12% e del 12% da quest'anno al 2010, ma almeno hanno ottenuto un 6,5% quest'anno e un altro 6,5% nel 2009 e l'abolizione della quinta classe nella Polizia Civile (credo si tratti della classe sociale, ma chiediamo delucidazioni a Tio Giovanni).

Poco più di 20 giorni e si torna a São Paulo, al calduccio del sole e della famiglia Lacerda/Lenard. Con contorno di Skol, birra col "Ficou gelada, ficou azul", adesivino che cambia colore in base alla temperatura e se non è azzurro puoi fartela pure cambiare perché vuol dire che non è alla temperatura ideale (che, secondo me, è esageratamente bassa perché ci sono i pezzettini di ghiaccio dentro). A sinistra una campagna pubblicitaria di suddetta birra, il cui motto è "Se il tizio che ha inventato [oggetto] avesse bevuto Skol, l'oggetto non sarebbe stato così.. ma così". Cliccare sulla foto per ingrandire l'immagine.

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