martedì 30 novembre 1999

Metro, 7 novembre

Spunti di riflessione nati leggendo, con ritardo alquanto, il quotidiano gratuito Metro di mercoledì 7 novembre.

Punto 1

L'assessore alla mobilità di Milano, Edoardo Croci, dice che nel 2008 verranno costruiti 16,4 km di pista ciclabile.
Io gli chiedo: 16,4 km continui oppure, come adesso, un pezzo di qua ed un pezzo di là? E inoltre, dove saranno dislocati questi chilometri, in centro Milano (rispondo pure: si) o in punti utili come, per esempio, dall'esterno verso il centro di Milano, per tutte quelle persone che, come me, preferiscono andare a lavorare in bicicletta piuttosto che intasarsi in macchina o intasarsi in metropolitana?

Punto 2
A Milano, le bici per il bike sharing (prendo la bici ad A, faccio il mio percorso fino a B e la lascio lì) saranno 5000 e le si troveranno nelle stazioni (dei treni). A me, quindi, non servirebbe a molto (soprattutto perché preferisco usare la mia), così come non servirebbe al milanese che decidesse di lasciare in casa l'auto (ahahah) e andare a lavorare con il mezzo su due ruote.
A Parigi, comunque, di biciclette ce ne sono 14.197 e si arriverà a 20.000 entro fine anno.

Punto 3
Allo studio un biglietto per parcheggiare l'auto solo 15 minuti per, come dice il giornale, comprare il pane o fare una commissione. Quindi il cretino che usa l'auto per fare 2km ed andare a prendere il pane non è una leggenda metropolitana.

Punto 4
Roisin Murphy (ex cantante dei Moloko), live ai Magazzini mercoledì sera, è stata musicalmente fredda e noiosa.

Punto 5
Maurizio Guandalini, economista, dice che gli stipendi dei precari dovrebbero essere più alti rispetto a quello dei colleghi con il posto fisso. Per il precario è un'ottima soluzione (che però non risolve i suoi problemi professionali). Ma dal punto di vista psicologico, colui che lavora a tempo indeterminato, per un privilegio che è un merito e non una colpa, deve convivere con un individuo che, facendo lo stesso lavoro, guadagna più denaro.
In pratica un tampone per i mali di una società a tempo determinato. Come la morfina somministrata ai malati terminali, con la differenza che al termine del dolore lavorativo del precario (fine contratto) c'è di nuovo il male.

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