martedì 30 novembre 1999

Mattino vita, pomeriggio tristezza

Freeride al mattino, tra i profumi ed i colori della montagna; tra i suoni di uccelli strani che fanno suoni strani; tra il tuo sudore e la fatica della risalita; tra le curve prese malissimo e quelle invece che ti fanno dire "wow!".

In ufficio a lavorare al pomeriggio, tra la puzza di smog; tra gli odori di sudore di altri; tra i clacson milanesi; a lavorare.

Credo sia una delle cose più brutte e tristi esistenti al mondo. Di una tristezza immensa.

Comunque oggi ho scoperto una cosa: ho problemi in generale - tra cui il famoso problema in curva - perché guardo troppo vicino a me.. se guardassi più avanti, riuscirei a sapere a cosa sto andando incontro, mentre fissando lo sguardo a non oltre il metro da me, esco dall'attuale ostacolo per poi trovarmi di botto con quello successivo davanti, prendendolo male. No, non sto filosofizzando, sto parlando di freeride. L'ho scoperto oggi perché, nonostante fosse la terza volta a Canto, mi sono reso conto che la mia prima discesa è sempre terrificante, mentre la seconda - ossia dopo aver "memorizzato" il percorso - va meglio.

Inoltre sono giunto alla conclusione che non sono né un cosiddetto fast learner né uno slow learner (per chi non capisse: "uno che impara veloce" o "uno che ci mette millenni ad imparare") ma un normal learner. Perché? Perché mi rendo conto che mentalmente io VOGLIO imparare le cose subito (ad esempio? Pretendo di saper scendere come uno che lo fa da anni) ma ovviamente non le imparo così subito. Però per fortuna con 32 anni di età alle spalle ho imparato - poco, a dir la verità - a dare tempo al tempo.

No, in verità è un'enorme stronzata, non ho imparato nulla, ma chissà che il riconoscerlo non sia, in verità, un sintomo di effettivo apprendimento.

Bah, misteri della psiche umana.

1 commento:

  1. Masatomo, ma sei troppo un grande il filmato è tuo? Sei tu che vieni giù dalla montagna?
    Vorrei lavorare con te, posso mandarti il mio CV?

    Gianni Faltabacchi

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