martedì 30 novembre 1999

Futuri asincronici

Già..Oggi, leggendo il giornale Folha (brasiliano), per l'ennesima volta viene riportato un omicidio con arma da fuoco. E, come al 99% delle volte, l'articolo si chiude con la frase "Nessun sospetto è stato fermato".

Fa pensare.
Fa pensare a quanto la violenza, nel paese sudamericano, sia diffusa e, praticamente, fuori controllo: quando la gente si uccide a colpi di pistola e non c'è un colpevole, qualcosa non funziona.

Parlando di Brasile, ricordo, quando sono stato lì in dicembre, che avevo addosso una sensazione - tra le tante - di visione futuristica: guardandomi intorno, leggendo i giornali, sentendo la gente parlare, una delle cose che mi veniva sempre in mente era il futuro dell'Italia. Il paese in cui mi trovavo mi sembrava una proiezione del passato italiano, sotto certi punti di vista, e, per assurdo, una proiezione del futuro dello stivale tricolore.

La situazione è grave (ho scoperto l'acqua calda). Politicamente, certo, ma anche economicamente: ieri sera ho intravisto un servizio al telegiornale in cui l'Italia si trovava, in termini di stipendio, all'ultimo posto rispetto a molti altri paesi europei.

Qualche esempio di parallelismo ItaliaDelFuturo-Brasile?

La diffusione delle rate. Se lo stipendio non basta, la gente si ritrova a tirare avanti in qualche modo. E si compra le cose a rate, sia perché la società te lo impone (non sto parlando del singolo individuo, bensì della media) che perché ne hai davvero bisogno. In Brasile, quando si va in giro o quando c'è la pubblicità in televisione, tutto è a rate: nelle vetrine dei negozi, ci sono queste grandi scritte "6x", che stanno a significare "Paga i tuoi vestiti in 6 rate". Si, vestiti.

Il canone base del telefono, se prendessimo la cifra, eliminando la valuta, è praticamente il doppio del nostro, con la differenza che, sempre prendendo cifra/eliminando valuta, lo stipendio medio (a spanne) è più basso del nostro. Se noi prendiamo €1000 (ho arrotondato per difetto, ovviamente), loro prendono R$800; noi paghiamo €15 per il canone base del telefono, loro pagano R$40.

Facciamo qualche paragone pratico (tra parentesi il prezzo in Italia).

1 biglietto dell'autobus in Sao Paulo = R$2,30 (€1,00)
1,5 litri di acqua minerale = R$1,80 (€0,40)
1 lattina di Coca Cola = R$1,30 (€0.40)
250g di formaggio tipo Emmenthal non di marca = R$3,70 (€2,37)
1kg riso = R$1,43 (€1,23)
Un bene di consumo non necessario: Nintendo Wii R$1600 in media, contro i nostri €260.

E' chiaro, quindi, come lo stipendio medio sia più basso e la vita sia più cara.

Nonostante questa forte diversità economica, ho la sensazione che ci arriveremo anche noi. E quando il Brasile sarà quel paese che dovrebbe essere oggi l'Italia, noi saremo quello che è il Brasile adesso.

Perché in fondo, l'Italia, è il terzo mondo d'Europa.

3 commenti:

  1. uhm non so..
    nel parallelismo che hai fatto hai dimenticato un importante fattore che è la cultura del popolo.
    La cultura italiana è un mix che però differisce molto da quella dei paesi latinoamericani. A mio avviso difficilmente arriveremo a quei livelli di violenza, siamo un popolo storicamente antiarmi e di base propenso alla solidarietà.
    E' vero che l'impoverimento delle classi medie sta intaccando molto il senso civico della gente ma credo che prevarrà il buon senso o almeno spero..

    d.

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  2. L'Italia nel passato era uguale alla Romania. Entro breve sarà cacciata dall'Unione Europea e tornerà ad esserlo. Nel bene e nel male, non sarà mai come il Brasile.

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  3. Può essere, ma, non avendo mai visto alcun luogo "inferiore" economicamente (o solo apparentemente, in fondo) all'Italia, non posso fare alcun tipo di paragone. Posso farlo solo con paesi che conosco relativamente. Quindi, finché non avrò provato altro, lo step inferiore - ripeto "apparente" - all'Italia adesso è il Brasile, per me.

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