martedì 30 novembre 1999

FAQ paulista

Targa paulistaUn'intervista a me stesso per parlare di queste due settimane di vacanza brasiliana.

D: Ciao Masatomo, dopo due settimane ti do il bentornato in Italia. Passiamo subito alle domande. E' così violenta come la si dipinge, Sao Paulo?

R: Per esperienza personale potrei risponderti di no. Però Rodriguo, un caro amico di J, quando gliel'ho chiesto, mi ha detto "Mettiamola così: se parli con i giapponesi, il 99.9% ti dirà che in Tokyo non è mai stata assaltata. Se lo chiedi ad un brasiliano, il 99.9% ti dirà che almeno una volta è stato assaltato".

D: Quindi ti sentivi tranquillo quando giravi per la città?

 R: Solo dopo i primi dieci giorni, direi. Inizialmente ho scattato ben poche foto per il timore che qualcuno mi vedesse e mi volesse portare via la macchina fotografica. Inoltre andavo in giro vestito nella maniera più spartana possibile. Quando poi mi sono lasciato un po' andare era diventata praticamente ora di tornare in Italia.

D: Capisco. A parte ciò, ti è piaciuta, come città?

Capodanno brasiliano R: Si, molto. E l'ho trovata simile sotto certi aspetti a Tokyo: grattacieli di appartamenti misti a casettine molto belle multicolore. Mancavano però le aree verdi che appaiono all'improvviso.

D: Beh, non sembrerebbe così povera come si sente dire, quindi.

 R: Non proprio. In giro c'erano molti "catadores de papel" o "de latinhas", ossia persone (dai 6 ai 70 anni) che, i primi con grandi carretti raccoglievano la carta ed in generale materiali rivendibili da terra o dai cesti della spazzatura; i secondi con grandi sacchetti raccoglievano o chiedevano alla gente le lattine. Quando siamo andati nel vecchio centro di Sao Paulo c'erano tante persone che dormivano per strada o che, con strutture messe in piedi con lo sputo attendevano qualcuno a cui pulire le scarpe. Ai semafori, poi, ogni tanto s'incontravano i "meninos de rua", i bambini di strada, che o pulivano i vetri delle autovetture oppure giocherellavano davanti alle auto con le palline. Infine, nelle zone più "turistiche", altri meninos diventavano parcheggiatori d'auto che, se non pagati, avrebbero fatto qualcosa.

Albero in Ibirapuera D: Mmmm.. qualche episodio in particolare?

 R: Una notte, di ritorno da un locale in taxi, ci siamo fermati ad un incrocio ed un menino s'è avvicinato chiedendo soldi. Il taxista gli ha detto di no e, appena si è allontanato un attimo, ha chiesto a tutti noi di chiudere le porte dell'auto. Niente di eclatante, se non che questo atteggiamento prudente è stato del tutto naturale e quindi denotante l'accostumarsi del popolo paulista a certe situazioni.

D: E capodanno come l'hai passato?

 R: Al mare con la madre di J e il padre di J (non insieme ormai da millenni) e la del di lui amica con prole e amicizie varie. Abbiamo passato la serata in spiaggia, guardando milioni di fuochi d'artificio, ma senza conto alla rovescia perché.. beh, perché si era in spiaggia e niente ci diceva quando sarebbe scattata la mezzanotte. Non a caso, stavo facendo un video e, di colpo, alcune persone del nostro gruppo sono venute a farmi gli auguri.

 D: Sei andato a ballare, una volta tornato a Sao Paulo?

Strani animali in giro per la città R: No, abbiamo preferito, alla fine, cercare sempre di svegliarci presto per a) andare a cena dalla nonna o b) andare in giro per la città. Tranne l'ultimo giorno prima della partenza, che ho passato interamente a letto a causa dell'alcol ingerito la sera prima in un bar. Non ho più il fisico.

 D: Ottimo. Pensandoci un po', 12 ore di volo sono tante, considerato che hai paura di volare (ed allo stesso tempo ami volare)..

R: Tantissime ore, tanta paura, tanto amore. Ma all'andata abbiamo fatto così: essendo il volo verso le 7 di mattina, la sera prima abbiamo cominciato a bere birra a ripetizione, senza andare a dormire. Poi, una volta in aeroporto, verso le 4/5, abbiamo bevuto un'altra birra. Una volta a Monaco, prima di imbarcarci sul lungo volo, abbiamo stappato una bottiglia di vino rosso. Questo ci ha sistemati per svariate ore, facendoci dormire. Però io personalmente mi sono svegliato qualcosa come 3 ore prima dell'atterraggio.
Al ritorno, invece, siamo partiti di sera. Bottiglia di vino anche qui, che però, diversamente dall'andata, mi ha lasciato ben stordito praticamente per tutta la durata del volo. Il problema c'è stato da Monaco a Milano, prima del quale ho bevuto una minibottiglia di vino bianco, che però non mi ha fatto molto effetto, lasciandomi quindi nervoso. Fortunatamente l'aver affrontato un mega viaggio prima, m'ha fatto percepire l'ora e mezza come una mezz'oretta e non più.

D: Facciamo un salto indietro. Com'è stato passare le vacanze natalizie al caldo?

Nonna e nipote R: Strano. Non sono mai stato un ammiratore del Natale, della cui atmosfera le città europee in cui l'ho passato in passato (scusate la battuta) erano cariche. Però sono sempre stato abituato al freddo con le decorazioni; alla luce che se ne va alle 17 e cose del genere. In particolare al blocco paralitico della città di Milano durante le feste. Cosa che non si è verificata a Sao Paulo. Figurarsi che alcuni negozi (soprattutto nei centri commerciali) erano aperti anche il giorno di Natale. Preferisco di gran lunga il Natale al caldo e con un minimo di movimento intorno a me, grazie.

D: Ed hai passato il Natale, come si suol dire, con i parenti..

 R: Si, e non mi è pesato per nulla. Siamo stati a pranzo a casa della numerosa famiglia della madre di J, abbiamo mangiato, si è ben bevuto, un po' chiacchierato e poi verso casa, per riposare un po' e prepararsi alla cena con la nonna (che, come sempre, mi ha lasciato basito con la sua incredibile conoscenza e intelligenza). Però non abbiamo mangiato come porci. Normale, come un giorno qualsiasi. Il vero dramma (per modo di dire) è stato il dopo pranzo, quando alla sera ci siamo seduti sui divani per aprire i regali. Che non finivano più. Una cosa incredibile.

D: Qualche nota finale?

Riposo? R: E' stata una vacanza per niente riposante ma molto piacevole, grazie alle persone che mi stavano intorno: Daniel, il fratello di J, che ci sta proprio dentro; la madre, Renata, che è ben louca (non dico "pazza" perché in italiano questa parola o ha un'accezione negativa oppure sa di "Ah, cioè, io sono troppo una pazza, mamma mia, i miei amici sono troppo dei pazzerelloni, oh!") e ci sta dentro anche di più; il padre di J, che ci ha fatti da Cicerone in più occasioni, dimostrando di conoscere Sao Paulo meglio di tanti altri brasiliani 100%; la nonna di J, che è un pozzo senza fondo di conoscenza, donna forte ma tenera allo stesso tempo, molto attaccata alla nipotina. In generale non ho null'altro da aggiungere, o perché sono cagatine, o perché non me le ricordo.

Ah si, adoro il pastel.

2 commenti:

  1. bella esperienza il Capodanno al caldo..un po' mi manca il Brasile con le sue contraddizioni..un abbraccio a te e um abraço alla tua bellissima fidanzata :) , ciao ciao Chiara

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  2. molto bene..
    il sud america sarà la mia prossima meta, non credo il brasile, ma penso l'argentina in quanto ci stanno i parenti di una mia ehm, cara amica..

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