Col secondo album (Black Cherry), i Goldfrapp hanno spaccato tutto: incredibile, viene da chiedersi, come non siano finiti direttamente nell'Olimpo della musica pop, scalzando artisti di calibro molto, molto inferiore, nonostante abbiano, oltre a doti artistiche che personalmente ritengo senza limiti, una grande orecchiabilità.
Col terzo album si sono riconfermati, utilizzando una formula, quella del disco precedente, di sicuro successo. In parole povere hanno preso i suoni del secondo e ne hanno fatto uno nuovo. Niente di spaccaspacca, certo, ma una piacevolissima riconferma.
Con questo terzo album, mentre l'interesse nei loro confronti non è chiaro se aumenti o se scemi (le posizioni in classifica sono migliorate, ma le vendite di album sono diminuite), hanno cambiato totalmente direzione (basta vedere l'immagine che ha voluto proiettare Alison di sé durante il suo ultimo tour: un unico vestito, nero e brillante ma un po' santone rispetto a stivaloni ed abiti provocanti) e la cosa l'ho accolta a braccia aperte, anche perché ha dato respiro a questa band.
Ma Black Cherry è davvero il top.
E questa è un'altra cosa che non mi piace del tempo che passa riferito alla musica: la tortura di avere qualcosa di concreto come un disco ma che sai che non potrai mai sentire dal vivo.
'sto blog ormai viene/può essere letto da persone che non vorrei lo leggessero e questo mi limita tantissimo in ciò che scrivo. Sto riflettendo un po' sulla possibilità di salutare. Boh, non lo so.
Cavolo, io dei Goldfrapp ho amato (e tanto) solo il primo album. Ero anche andato al loro concerto al Tunnel.
RispondiEliminaSe "saluti" segnala la nuova sede (non a tutti, ovviamente). :-)
Goldfrapp piace molto anche a me.
RispondiEliminariferito all'ultimo paragrafo: ho chiuso 5/6 a rotatoria per lo stesso motivo. Ma poi... boh... forse basterebbe fregarsene. Anche se io non ci sono mai riuscita