Sabato ad Erbusco, per provare di nuovo salti e discesine. Una caduta dopo un clamoroso recupero della posteriore mi ferisce allo stinco ed all'avambraccio, ma sono un eroe e, correndo, mi rialzo per riprendere la discesa, fermandomi però al "riproviamo il pezzo?" di Gianluca.
Domenica, invece, a Canto per una prima, vera discesa, con un fazzoletto per ammorbidire la protezione che si appoggia contro lo stinco, alquanto dolorante dal giorno prima: 45 minuti per salire, un po' pedalando ed un po' spingendo, e 20 minuti per scendere. Primo giro difficilissimo: la forca non ammortizza e io mi cago addosso nei tratti più ripidi, tra sassoni e curve strettissime, oltre al problema - che sta diventando un problema fisso - delle curve (non riesco a buttarmi dentro alla curva). Quando poi arriviamo giù, guardiamo la forca: l'ETA è attivo, quindi in pratica sono sceso con una quasi-rigida. Ecco perché mi sentivo così instabile.
Al secondo giro, con l'ammo aperto, la discesa è molto più veloce e, soprattutto, non mi cago più addosso nei tratti più ripidi, prendendoli più agevolmente e con più sicurezza.
Il risultato è che al primo giro ero preso male, al secondo ero preso benissimo. E che non vedo l'ora di sabato prossimo, ancora a Canto, in teoria con la mia Canyon e le mie protezioni (arrivate oggi).
Highlight della giornata? Gruppone di ciucciamanubri che, durante la mia prima discesa, devo lasciar passare in un punto di gigapietre. Vergogna a me e vendetta futura, quando avrò più confidenza e toccherà al sottoscritto arrivare da dietro e dire "Grazie" quando mi lasceranno scivolare via.
La cosa più assurda oggi? Che tra sabato e domenica, scendendo in bicicletta, mi son fatto maluccio ma niente di che: oggi, tutto gasato all'apertura del pacco con le protezioni, devo aver fatto un movimento strano - da seduto - e adesso la spalla destra mi fa abbastanza male. Tu pensa se tutto ciò non è ridicolo.
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