martedì 30 novembre 1999

Di Pendulum e Goldfrapp

Weekend musicalmente impegnativo, dico.

Tutto comincia sabato sera con i Pendulum all'Alcatraz, qui a Milano.
Davide arriva alle 19 perché "Dai, beviamoci qualcosa e poi andiamo là". Ok. Si esce di casa alle 20: il biglietto ed il sito dicono che lo show comincia alle 21.

Ovviamente arriviamo lì davanti e non c'è nessuno: "lo show comincia alle 23", ci informa un buttafuori.

McDonald's col broncio, io, J e Davide, perché porca miseria dobbiamo aspettare tre ore: un panino a testa, qualche patatina, un paio di birre anche lì e poi, alle 22, ci ripresentiamo davanti al locale. Questa volta, fortunatamente, possiamo entrare.

Il posto non è pieno e si sviluppa in orizzontale, ossia ci si ritrova col palco di fronte al bar quello principale. Ovvio, dico io, perché chi sono i Pendulum, soprattutto in formazione live?

In mezzo a tutti i nostri dubbi sulla bontà del loro live set, la band attacca. Non è niente male, ma i brani perdono comunque parecchio del loro impatto. Elogio, come due anni fa in versione DJ set, al vocalist, che conosce davvero bene il suo mestiere.

Al ritorno, giusto il tempo di scendere dall'auto di Davide che devo.. er.. lasciarmi andare oralmente perché.. beh, perché ho bevuto troppo, non ho scusanti. Dall'auto al letto son pochi metri, ma fatico e mi sdraio per cercare di ripigliarmi un po'. Ma solo dopo essermi seduto con la faccia rivolta al cesso, per continuare la sessione interrotta precedentemente.

Un paio d'ore dopo il faticosissimo risveglio: c'è un aereo che, in quel di Bergamo, ci aspetta per portarci a Londra dove, fortunatamente, potrò riprendermi per una giornata prima della seconda data in programma: i Goldfrapp alla Carling Academy (al secolo Brixton Academy). Per arrivare in Stazione Centrale, diamo l'automobile in mano a J, perché io sono proprio inutilizzabile. La sua guida, però, è un po' a singhiozzi perciò, quando ci troviamo ad una ventina di metri da una vettura della polizia ferma in mezzo alla strada, ci diamo comunque il cambio. Fatica, nausea e sonno. Dentro di me sale un "Ah, speriamo che ci fermino, così perdiamo l'aereo e posso tornare a letto".

Fortunatamente non ci fermano e molto, molto, molto lentamente arriviamo in stazione - scusate ma io, in quello stato, non me la sento proprio di correre -  dove parcheggiamo e prendiamo l'autobus per Orio al Serio.

Altra oretta di sonno.

Al risveglio mi attende tutta la burocrazia pre-imbarco, di cui non mi rendo nemmeno conto, e finalmente, adagiato il mio stanco sedere sulla poltrona, mi lascio andare per quasi due ore di sonno ininterrotto. E pensa un po', senza nemmeno bere un goccio di alcol: ho viaggiato a scrocco dalla sera prima.

All'arrivo a Londra mi sono un po' ripigliato e facciamo colazione con un panino con tonno e cetrioli (chomp chomp!) e succo d'arancia.

Autobus fino a Liverpool Street (sul quale, ovviamente, dormo) e poi a piedi un'oretta per arrivare a King's Cross, dove si trova il nostro albergo: "Ah, J, andiamo a piedi, son solo quattro fermate". "Sì sì, non è tanto". Ovviamente non abbiamo pensato che la metropolitana londinese è un po' più estesa di quella milamerdese.

Il cibo? Beh, junk food, ovviamente, perché quando si va nella patria delle schifezze non si può non mangiare schifezze: quindi kebab, fish & chips, all day breakfast e vari caffè di qua e di là.

Si dorme.

Ci si risveglia e, superstordito, vado con J in centro, perché lei vuole vedere TopShop. Le sto dietro come uno zombie, ovviamente, ma nel frattempo compro un gioco e ne addocchio altri (incredibile ma costano meno!).

Ritorno in albergo con RedBull e via verso Brixton, dove ci infiliamo in un pub, il Beehive, poco lontano dal locale dove assisteremo al concerto: clientela al 90% composta da vecchietti, composti a loro volta al 90% da neri. La vera Brixton, si può dire. Dove, sinceramente, ora come ora, non potrei più assolutamente vivere. Un paio di birre - per J un paio di cider - e poi dentro la Carling Academy.

Alyson fredda, freddissima, ma molto, molto brava vocalmente, anche se, nei passaggi più acuti, taglia corte le note che, su disco, sono invece più marcate. "Vabbè, dai, è l'ultima data di un lungo tour, sarà anche lei un po' stanca".

Davanti a noi, per circa i 3/4 del concerto, un uomo che passerà alla storia - alla mia storia - come lo scoreggione più puzzolente a cui sia mai stato vicino ad un concerto: ogni 10 minuti circa era un'emanazione di gas pesante, di quelli che non si riescono a mandare via nemmeno sventolando con un ventilatore elettrico di 30cm di diametro; di quelli che il gas, se ti cade sul piede, ti fa male. Noi, intelligentemente, aspettiamo l'ultimo quarto di concerto per decidere di spostarci.

Lo spettacolo finisce e noi usciamo: da Morleys, vecchia tappa preferita mia e di Nando (detto Dana), per le patatine fritte, le alette di pollo e delle cose collose rosse pesanti come le scoregge di cui sopra che rispondono al nome di spare ribs. Il tutto divorato (sì, divorato come degli animali) sull'autobus che ci porta alla prima stazione dopo Brixton perché quest'ultima è già chiusa per lavori.

In albergo più di qua che di là e al risveglio un salto da Tesco per comprare cibo da portarci dietro - ovviamente quasi tutto junk food -, per poi avviarci stancamente all'aeroporto dove, nonostante lo stomaco ed il mio corpo mi dicano "NOO NOO", ci diamo al vino rosso. Seguito da una birra. Seguita da un'altra birra che però getto via dopo due sorsi: il mio corpo proprio non ce la fa più.

E' stato davvero faticoso, ma ora che m'è passato tutto davanti agli occhi, posso ripensarci e dire: "E' stato proprio bello!"

A voi i video dei due concerti.






2 commenti:

  1. Profondamente deluso dai Pendulum, e mi hanno anche raccontato che il dj set di Roma è stato incredibile.
    Cmq sono anche io tra gli sfigati arrivato alle 20...

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  2. ma io leggendo mi chiedo solo : ma chi cazzo glielo fa fare? mi comprerò una pianta.

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